Terapia cognitiva. Una storia critica.
Da alcuni anni la terapia cognitiva sta conquistando una crescente notorietà. E ora affronta una svolta decisiva. La sua efficacia è dimostrata in studi controllati empiricamente, ma il suo meccanismo d’azione non è stato ancora del tutto chiarito. L’ipotesi che il cambiamento dipenda dall’intervento cognitivo classico sui contenuti mentali espliciti è parzialmente confermata, ma anche parzialmente messa in dubbio. La metafora della mente come computer – già adottata con entusiasmo dalla teoria clinica della terapia cognitiva – è ormai considerata una forzatura. A questo cambio di paradigma corrisponde nel cognitivismo clinico l’apertura di nuove linee di ricerca sulle emozioni, sulla metacognizione, sugli interventi di validazione e accettazione, sui livelli di padroneggiamento volontario degli stati mentali, fino ad arrivare agli studi sugli stati di coscienza. Tutto questo confluisce in nuovi modelli teorici: è la cosiddetta “terza ondata” del cognitivismo clinico e non clinico.
Autore
Medico chirurgo dal 1992, specialista in Psichiatria dal 1998, si è specializzato in psicoterapia cognitivo-comportamentale presso Studi Cognitivi nel 2000.
Dal 2004 è Direttore della Scuola di Specializzazione in Psicoterapia cognitivo-comportamentale “Psicoterapia Cognitiva e Ricerca”, con sedi a Milano, Bolzano e Mestre. E’ inoltre Full professor presso la Sigmund Freud University di Vienna e Milano.
Ha frequentato diversi training internazionali certificati, quali: Advanced Training in Mentalization Based Therapy (MBT) all’ Anna Freud Institute in London (UK), Supervisor Training in Rational Emotive Behavior Therapy (REBT) all’ Albert Ellis Institute di New York (USA), Masterclass in Metacognitive Therapy (MCT) al Metacognitive Institute di Manchester (UK), Core Essentials, Anxiety, Depression and Personality Disorders in cognitive behavioral therapy (CBT) al Beck Institute di Philadelphia.
E’ ricercatore e autori di volumi sulla formulazione del caso (2020), l’ansia (2004; 2017), i disturbi alimentari (2010) e la psicoterapia cognitiva (2013).
I suoi principali risultati scientifici includono l’esplorazione del ruolo della formulazione del caso nella gestione degli aspetti tecnici e relazionali in psicoterapia cognitiva, il ruolo svolto dai processi di rimuginio e dalle credenze di controllo nei disturbi d’ansia e disturbo ossessivo compulsivo, e l’indagine dei fattori culturali nei disturbi alimentari.