Esordio della distimia
L’esordio della distimia può essere precoce (prima dei 21 anni) o tardivo (a 21 anni o più tardi). Spesso accade che, anche a causa della lieve intensità dei sintomi della distimia rispetto ad altri disturbi, il disturbo distimico venga diagnosticato tardivamente, ossia quando i suoi effetti negativi si protraggono da uno o due anni. È possibile che la persona che soffre di distimia non ne sia totalmente consapevole, considerando le difficoltà e i disagi come caratteristiche specifiche del proprio carattere e modo di essere, almeno fino al momento in cui essi vengano riconosciuti e diagnosticati correttamente da uno specialista.
Cause della distimia
Come per altri disturbi non c’è ancora una letteratura sufficientemente robusta e condivisa sulle cause della distimia. Per spiegarle si fa di solito ricorso a modelli di tipo bio-psico-sociale, in cui le cause biologiche interagiscono con quelle psicologiche e sociali. Le cause della distimia possono essere simili a quelle della depressione maggiore, includendo meccanismi biochimici (il cervello delle persone distimiche può essere caratterizzato da cambiamenti fisici, anche se il significato di tali cambiamenti è ancora incerto) e ambientali. Le cause ambientali sono spesso situazioni di vita difficili da affrontare, come la perdita di una persona cara, problemi economici o alti livelli di stress.
I costrutti principali della distimia
Esistono alcuni comportamenti tipici delle persone depresse che favoriscono lo sviluppo di circoli viziosi e che mantengono nel tempo l’umore depresso. Alcune persone depresse, ad esempio, sperimentando molta fatica nell’affrontare le incombenze quotidiane, iniziano a rimandarle e iniziano a sentirsi maggiormente incapaci e fallite.
Di seguito, sono elencati alcuni comportamenti controproducenti tipici delle persone che manifestano disturbo depressivo persistente:
- Ruminazione mentale: continuo e ripetitivo interrogarsi sulle cause e sulle conseguenze del propri problemi e delle proprie difficoltà, con focus sugli eventi passati. Gli studi hanno dimostrato che la ruminazione svolge un ruolo di primaria importanza nel mantenimento della depressione poiché impedisce di guardare al futuro e di sviluppare strategie per affrontare i problemi e le difficoltà.
- Ritiro: riduzione o evitamento dei contatti sociali, delle normali attività quotidiane e dei compiti. Si basa sull’idea di non essere capaci, che sia troppo complicato o faticoso o che non porterà nessun beneficio. Questa tendenza all’evitamento/isolamento contribuisce a mantenere l’umore depresso perché non permette alla persona di sperimentare brevi stati mentali positivi né di vivere esperienze piacevoli e gratificanti.
- Autovalutazione negativa: tendenza a denigrarsi e a svalutarsi, sentirsi inadeguato, indegno o sfortunato anche di fronte a piccoli errori o difficoltà che appartengono alla viti di tutti i giorni.
- Negativismo: tendenza a fare previsioni negative sul mondo e sul futuro, a sminuirsi costantemente e a mantenere l’attenzione solo sugli aspetti che mancano per essere felici o soddisfatti.
Trattamento e cura della distimia
La psicoterapia di tipo cognitivo-comportamentale rappresenta la terapia della distimia più efficace per affrontare e superare il disturbo con benefici a lungo termine, come dimostrato da studi evidence-based (Fonte: National Institute for Health and Clinical Excelence, NICE, 2011). La terapia cognitivo comportamentale, attraverso la discussione dei pensieri disfunzionali alla base delle emozioni e dei comportamenti disfunzionali, promuove l’apprendimento di abilità di coping più adattive, necessarie per un’efficace gestione dello stress. Gli interventi comportamentali inoltre mirano a ridurre gradualmente comportamenti di ritiro e isolamento, migliorando il funzionamento interpersonale e lavorativo. Data la cronicità della distimia, l’intervento integrato di psicoterapia e trattamento farmacologico si è dimostrato maggiormente efficace rispetto all’applicazione di una sola di queste.